Flusso di coscienza in cui la protagonista, Preziosa appunto, ripercorre le tappe fondamentali della sua vita attraverso tutte le volte in cui ha tentato il suicidio.
A tre anni, gettandosi dal seggiolone.
A undici anni, cercando di soffocare con delle Big Babol.
A quindici anni, tagliandosi le vene…
Il registro è brillante, ma il “non-detto” che emerge è profondamente drammatico.
Preziosa racconta della sua sindrome d’abbandono, dei genitori anaffettivi, dei suoi sgangherati rapporti di coppia, della migliore amica divenuta mito, della psicoterapia, della difficoltà a chiedere aiuto.
Della presenza costante della morte. Ma anche del miracolo della vita che regala sempre un’ennesima opportunità.
“Vivi spinta dal desiderio e non dalla paura”, questo comprende Preziosa lungo il suo percorso.
Massacrarsi di sensi di colpa è uno sport che non le appartiene più.
Ora che ha capito preferisce ridere. Passeggiare. Essere ciò che è: leggera. Vitale. Autentica.
Magari Preziosa.

Francesca Inaudi è un’attrice tra le più interessanti della scena italiana.

In questo monologo – diretta da un regista attento e acuto come Luca de Bei – esprime pienamente la sua versatilità riuscendo a raggiungere diversi registri, dalla vis comica che punteggia brillantemente la narrazione, alle incursioni in un territorio drammatico e intimista, che mette a nudo la sua natura di attrice sensibile ed empatica.

Una bella prova, un testo vincente capace di conquistare qualsiasi tipo di pubblico.